09 mar 2020

Enrico Marchini nuovo VP On Campus

Ventidue anni, laureato CLEAM, gioca a basket in serie D: Enrico è il nuovo portavoce tra gli studenti della Bocconi Alumni Community. Nel suo mandato vuole puntare molto sulla potenza aggregativa e stimolante dello sport. E se dovesse scegliere tra l’NBA (con la N – almeno per ora!) e una start-up di successo? Ecco cosa ci ha raccontato.

Prima di lui si sono avvicendati Paolo Rainone, Antonio Aloisi, Tudor Carstoiu, Bianca Maria Bettoli e Chiara Terrasi: tutti studenti eletti Vice-Presidenti on Campus, un ruolo nodale nel Board degli Alumni.
Enrico, laureato CLEAM, è ora al primo anno del Msc in Economics and Management of Innovation and Technology; è attivo nelle associazioni studentesche come direttore della Divisione Eventi di Bocconi Students for Sport Management e si definisce un propositivo che vive di una sana competizione con sé stesso.
Il suo asset principale? La capacità di riuscire a conciliare università e sport a livelli agonistici, sacrifici di cui va fiero. Per il suo mandato nel Board della Bocconi Alumni Community, ha le idee molto chiare: usare lo sport come leva di aggregazione. 

Da Pesaro alla Bocconi. Come ci sei arrivato?

Dopo il diploma in Ragioneria, ho scelto di continuare a studiare le materie economiche e manageriali; volevo però entrare in un’università eccellente, che mi permettesse di uscire da una realtà piuttosto piccola come quella di Pesaro e di spingermi oltre i miei limiti, e in questo la Bocconi ha superato le mie aspettative.

Ti ricordi il tuo primo esame? 

Come dimenticarlo! Era il primo dei quattro parziali di matematica generale, con la prof.ssa Margherita Cigola. Ero tranquillo, ripassavo coi compagni… finché, di ora in ora, sono arrivate le 18. Arrivo davanti all’aula, e scatta l’agitazione: il ripassone degli ultimi cinque minuti!  Alla fine ho preso 24, tra l’altro il voto più basso del libretto: è l’esame che mi ha messo più in difficoltà, ma è stato un bel rito di iniziazione, un vero battesimo di fuoco, ma appagante. Ma va bene così, ogni fatica e ogni risultato hanno il loro perché. 

Studio, basket, associazione studentesca e ora anche membro del Board della Bocconi Alumni Community. Un altro impegno sfidante.

Vero, all’inizio ero un po’ intimorito, anche per il dover accordare i tempi di ogni cosa, ma è stata un’opportunità immensa e l’ho colta con entusiasmo. Ricordo che il primo giorno di lezioni venne in aula Riccardo Battaglia, un membro del Board che è stato uno studente di EMIT, e ci presentò la Community e le sue iniziative.
Mi aveva affascinato: ero stupito dalla quantità di attività e opportunità create da questa struttura. Poi, quando è arrivata la mia candidatura, Chiara Terrasi (il VP on campus precedente, ndr)mi ha spiegato tutto quello che c’era da sapere: di come quest’esperienza l’abbia fatta crescere in diversi aspetti e di come valorizzarla nel miglior modo possibile – ma rimanendo sempre me stesso.
Spero di poter lasciare il mio segno, come lei ha lasciato il suo, e la ringrazio di cuore perché se sono stato nominato è anche grazie a lei che ha visto il me il “successore”.

Su che aspetti intendi lavorare durante il tuo mandato?

Un tema a cui tengo molto è l’importanza dello sport nel percorso degli studenti della nostra università. In questo la Bocconi sta crescendo molto, e ritengo che lo sport rappresenti un valore fondamentale che gli studenti dovrebbero continuare a coltivare anche durante i loro studi.
Sono certo che il nuovo Campus e il nuovo Sport Center giocheranno un ruolo fondamentale nei prossimi anni… e invidio tantissimo le matricole che potranno usufruirne per molto tempo! Io continuerò comunque a farlo come Alumnus!

La commistione università e sport è molto viva negli atenei americani. Qual è il tuo benchmark?

Mi baso sui campionati di college americano: riuscire a far coesistere lo sport ad alti livelli con il mondo universitario è un grande valore. Penso a Jeremy Lin, che ha studiato ad Harvard e poi è diventato un giocatore nell’NBA.
Senz’altro è dura conciliare, ma io nel mio piccolo durante la triennale giocavo in serie C silver, con tre allenamenti a settimana più la partita. In totale, almeno 12 ore tra tutto. Ma sono endorfine pure, lo sport ti dà equilibrio e aiuta a sfogare le tensioni mentali.

Com'è andato il tuo primo Board Alumni?

Benissimo! Avevo già avuto modo di conoscere alcuni membri a un pranzo in BCG, dal Presidente Riccardo Monti, il che mi aveva permesso di farmi già un’idea di come sarebbe stato. Ho conosciuto meglio la professoressa Antonella Carù e il direttore della Community Elena Gelosa, con cui avevo già parlato per la mia candidatura per questo ruolo. Inoltre, all’interno del Board c’è anche Luca Mignini, che era stato mio professore di Technology and Innovation Strategy fino a qualche settimana prima. Tutte persone fantastiche, con cui sono onorato di poter collaborare.

Che consigli ti hanno dato?

Di non voler dimostrare qualcosa a ogni costo, e sembrare subito “grande” come gli altri; di ascoltare e portare le mie visioni da studente, le mie idee e la mia prospettiva più fresca.

Chi è il tuo mentore?

Nel mondo dell’economia Adriano Olivetti, perché è sempre stato un visionario nel modo di fare business e nel voler sempre mettere al centro il miglioramento della vita delle persone e della comunità. Nel mondo dello sport, invece, Kobe Bryant: la sua motivazione a spingersi sempre oltre i limiti, è il motivo per cui è stato costante fonte di ispirazione anche al di là del basket.

Qual è la vera forza del network Alumni, secondo te?

Senza dubbio l’insieme delle opportunità che porta con sé: favorisce lo scambio di esperienze e di idee per approfondire quello che già si conosce e per esplorare quello in cui si è meno forti. E la più grande forza della Bocconi Alumni Community è proprio il network.

Anche il network degli studenti è molto prezioso: come li coinvolgerai in quest’avventura?

Sinora ho visto che molti studenti conoscono la Community, ma non tutti sono al corrente delle numerose iniziative che propone, e che molte di queste sono rivolte anche a loro.
Se qualcuno di loro volesse darmi una mano, sarei molto felice di ricevere opinioni e suggerimenti, sia per il presente che una volta finito il percorso di studi, per capire se ci sono aspetti da migliorare e su cui lavorare.

Un pregio e un difetto della tua università.

Mi verrebbe da dire due lati della stessa medaglia: ovvero che la Bocconi è una fonte immensa di stimoli, anche grazie alla sana competizione che la contraddistingue. Questo a volte porta della pressione che bisogna imparare a gestire se non si vuole rischiare di cadere, ma questo è l’allenamento migliore per prepararci al mondo del lavoro.

Che cosa vuoi fare una volta laureato?

Il sogno sarebbe fondare la mia start-up: mi interessa molto il mondo imprenditoriale e la mia testa viaggia continuamente alla ricerca di nuove idee che magari un giorno potrebbero diventare realtà. Il mondo delle app e delle piattaforme, per esempio, offre continue opportunità, e bisogna seguire il trend: l’innovazione continua in tutti i settori ed entra ovunque, per cui bisogna cavalcare l’onda. E la Bocconi con Speed Mi Up e Bocconi For Innovation sta facendo molto in questo senso.

E se potessi scegliere, meglio giocare nell’NBA o fare il grande startuppista?

Questa è davvero difficile! L’NBA è il sogno di qualsiasi bambino che gioca a basket… quindi, d’istinto, direi NBA. Però potrei giocare fino ai trentacinque anni e poi darmi alla start-up: penso sempre a Jeremy Lin che ha investito nella appHomecourt, che applica l’intelligenza artificiale nel basket.

Cosa hai capito o consolidato nel tuo primo mese da Vice-Presidente on Campus?

Che si può imparare da tutti, che bisogna informarsi e conoscere l’argomento di cui si parla; che ogni persona può essere o darti uno stimolo e che bisogna prendere il meglio di tutte le persone con cui ti interfacci. E, non da ultimo, che è fondamentale uscire dalla propria comfort zone.